Dove eravate tutti - Recensione

Buongiorno lettori, e buona domenica. Oggi è un giorno importante per tutta l'Italia, e io per prepararmi ho pensato di rileggere un libro che, pur non parlando di politica in senso stretto, cerca di far capire come ogni evento esterno influisca sul nostro piccolo mondo privato. Il libro è  Dove eravate tutti di Paolo Di Paolo.
Titolo: Dove eravate tutti
Autore: Paolo di Paolo
Editore: Feltrinelli
Prezzo: cartaceo € 6.80
           eBook € 65.99
Pagine: 224



TRAMA
Dove eravate tutti. Dov'erano i padri, soprattutto. Dentro il declino civile di un paese, così risuona l'essere giovani contro l'età adulta, contro l'assenza, contro il silenzio. Italo Tramontana archivia la memoria degli ultimi vent'anni, quelli familiari e quelli pubblici, come se la sequenza delle prime pagine dei giornali dispiegasse l'evidenza della sua storia, con la caduta di Bettino Craxi, l'interminabile Seconda repubblica, l'attentato alle Torri Gemelle e l'elezione di Barack Obama. Ma intanto, nei giorni del calendario privato, il padre di Italo, insegnante neo-pensionato, investe con l'auto un ex studente davanti alla scuola. A tutti sembra un atto deliberato di violenza. E tanto basta a sfaldare gli equilibri domestici.
Ora ci sono un padre umiliato, una madre in fuga, un minaccioso tendersi di distanze. Che tuttavia va di pari passo con il riaffiorare, bella e insinuante, di quella che era stata la bambina Scirocco, e con il suo imporsi sulla prima pagina degli affetti. Lo spazio che si apre tra la cupa attualità e un amore possibile disegna una strada, spazza gli anni senza nome che il giovane Italo ha vissuto e ripercorso in una ostinata ‟archeologia di se stesso”. Ci vuole uno scatto, fuori dalla passività delle emozioni. Quasi fosse la nuova città simbolo dei destini incrociati, Berlino diventa la scena in cui andare a cercare, cercarsi, rispondersi. In attesa di sapere dove siamo, tutti.


RECENSIONE


"La prima volta? l'esame di maturità? la visita di leva (un attimo prima che fosse abolita)? la laurea cosiddetta triennale? Governo Berlusconi II, III, IV. Mi sento costretto a concludere che niente di decisivo nella mia vita fin qui è accaduto senza che ci fosse, da qualche parte, Silvio Berlusconi. Questa non è una cosa bella, né brutta. È una cosa vera."
Che cos'è la vita, se non un susseguirsi di notizie, pubbliche e private? Ed è proprio con una riflessione di questo genere che Paolo Di Paolo apre questo libro. Le notizie quotidiane, quelle che interessano solo a poche persone, e le notizie pubbliche, che riguardano nazioni, stati, a volte tutto il mondo. E poi l'incontro di queste notizie, lo scorrere del tempo che vede da un lato la vita privata di Italo Tramontana, con un padre che, non si sa se per un incidente o volontariamente, ha investito un suo ex alunno, una madre che decide, da un momento all'altro, di fare un viaggio in Germania (dice che ha sempre voluto farlo, ma l'ha mai detto per davvero?), una tesi che, per l'argomento trattato, gli anni 2000, non viene accettata né dal professore né dall'assistente, e dall'altro lato invece l'Italia, lo scorrere del governo Craxi, la seconda Repubblica, e poi l'arrivo di Berlusconi. Berlusconi, proprio lui, sempre presente durante tutti i momenti più importanti della vita privata di Italo, eccetto il primo bacio, quello l'ha dato sotto il governo Probi. Berlusconi, sempre sullo sfondo ma sempre li, riecheggiante nelle parole del padre, un padre che non ha mai espresso il proprio parere in campo politico. Un padre, che dopo essere andato in pensione sembra un po' perso, non si ritrova più nella sua stessa vita, e forse ha, addirittura, avuto un crollo nervoso, tanto da investire un suo ex alunno, Thomas Marangoni, che è anche il fidanzato della sorella di Italo. Così, tra un salto indietro all'infanzia, e un allusione al mondo, conosciamo tutti i primi vent'anni circa di Italo, tra Ragazze Sbagliate e Scirocco, bimba di cui era innamorato da bambino e che non ha mai dimenticato, tra memorie del nonno e del padre, tra riflessioni varie e domande a cui non c'è risposta.


"I professori di scuola in Italia contavano meno di zero. La verità era questa, e non era un problema di stipendi miseri, non solo. Essere professori non era più un merito. Dava un'aria da camicie sgualcite ( a un uomo, poi!), da lavoro di ripiego, di seconda fila. Dava un'aria di permanente sfortuna. Non produceva potere, autorità, autorevolezza."
Avevo letto questo libro il secondo anno di liceo, per un 'progetto lettura' che si concludeva con l'incontro con lo scrittore. Purtroppo, io sembravo avere una maledizione e ogni anno, quando arrivava il giorno in cui lo scrittore sarebbe venuto a scuola, e me veniva l'influenza, e quindi Paolo Di Paolo io non l'ho mai visto. Mi era piaciuto, la prima volta che l'ho letto, ma col tempo mi era rimasto un ricordo vago. Ricordavo bene che si parlava di Berlusconi, ma non ricordavo in che termini, e quindi ho pensato che  fosse il momento giusto per rileggerlo. In realtà il libro non parla di politica, in senso stretto. Italo è un ragazzo che studia storia contemporanea, ed è sempre stato attratto dalla storia e dal passato in sé. Anche la tesi che vorrebbe scrivere, dovrebbe avere come argomento gli anni 2000. Il problema è che è impossibile scindere gli anni 2000 in Italia dalla figura di Berlusconi, ma non solo in senso politico. Era una figura sempre presente, in ogni discorso, in ogni programma in televisione, lui c'era. E forse, anche se è passato qualche anno dalla pubblicazione del libro, possiamo dire lui c'è. Per me la politica è un grande calderone. Ho la mente confusa riguardo a partiti, schieramenti. Riconosco di essermene sempre allontanata, però forse la colpa non è solo mia. Faccio parte di una generazione che ha visto più scandali che riforme, in campo politico, e questo mi spinge soltanto a rifiutarmi ancora di più nei confronti di quelle persone che dovrebbero rappresentare il mio paese. 
Ma comunque il libro affronta anche molti altri temi che mi interessano. Per esempio l'istruzione. Il padre di Italo è un insegnate alle superiori. Questo da' vita a tutta una serie di riflessione sul ruolo del docente ai nostri tempi, che non posso fare altro che appoggiare. L'insegnante, molto spesso, non è più una figura da ammirare, no, è qualcuno che dobbiamo per forza stare lì ad ascoltare per ore, senza interesse né voglia. Forse 'da grande', sarà il mio lavoro, e sono terrorizzata dal fatto che gli alunni di oggi sono sempre più presuntuosi nei confronti di quelli che invece dovrebbero rispettare. Forse le nuove generazioni danno l'istruzione per scontata, tutti oggi vanno a scuola, ma se penso ai miei nonni, e un po' anche ai miei genitori, ai loro racconti, mi rendo conto di quanto siamo privilegiati.
Potrei stare veramente ore ad analizzare tutti gli aspetti che mi sono piaciuti, tutte le cose che sento molto vicine al mio modo di pensare, ma forse posso sintetizzare tutto dicendo che questo libro è quasi perfetto. L'unica pecca: un po' il finale, molto sconnesso. Ma in realtà è in linea con tutto il libro, che è davvero un salterellare tra vicende private, del presente e del passato, e vicende pubbliche. E vi assicuro che ho fatto davvero tanta fatica a scegliere le citazioni da riportare, perché se avessi potuto, avrei ricopiato l'intero libro.


"L'adolescenza, un giorno, finiva. Non ci eravamo svegliati vecchi, meno impetuosi sì. E va bene, è normale. Anche un po' arresi, però. Avevamo fatto l'amore, dato esami, lasciato indietro qualche ambizione spropositata e cretina. Le cose potevano andare via leggere o disperate. Non c'era il tempo di accorgersi (sarebbe bastato un minuto di concentrazione) che in realtà non avevamo creduto mai a niente. Mai a niente fino in fondo. Era stato un bene, non avere sperimentato la cecità pura e violenta dell'ideologia? Forse."

VOTO

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